DIPENDENZA AFFETTIVA




Se non riuscite a chiudere una relazione burrascosa, se non riuscite a staccarvi da un partner o da una partner maltrattante probabilmente è perché siete affetti da un disturbo molto più diffuso di quanto si potrebbe supporre. S.i tratta della dipendenza affettiva (love addiction). Questo disturbo ha una matrice sociale. 

La nostra società impartisce un tipo di educazione che incoraggia relazioni fondate sulla dipendenza e disincentiva l’autonomia. Le ragioni sono molte e complesse. A volte di ordine affettivo, ad esempio la paura - da parte delle figure che si prendono cura di un bambino - del distacco e della perdita di un legame, il bisogno di esercitare un ruolo protettivo e/o di esercitare un controllo o di ordine pratico come esigere ubbidienza, imporsi e regolare il comportamento altrui.

È molto più facile per un genitore o per un insegnante instaurare rapporti in cui il soggetto più vulnerabile dipenda dal soggetto più forte e competente. Se questo da un lato è inevitabile non è inevitabile fare in modo che questo tipo di asimmetria permanga oltre il tempo necessario..

Ma che cos’è la dipendenza affettiva?

È una modalità di legame che si sviluppa nei confronti di una persona e che tende a ripetersi nel tempo. I ruoli tradizionali non sono mantenuti e spesso sono impersonati in modo caotico e conflittuale. Robin Norwood autrice del fortunato libro: Donne che amano troppo è stata la prima a introdurre il concetto di troppo in amore per descrivere quelle donne che giustificano i loro uomini in maniera eccessiva.

Sono donne che hanno tratti vittimistici e una tendenza ad annullarsi, in cui la devozione sconfina con l’assoggettamento e che allacciano rapporti sentimentali caratterizzati da un forte squilibrio tra il dare e l’avere.

Nelle relazioni di queste donne s’innesca un circuito dipendenziale specifico costituito da alcuni passaggi che è bene saper riconoscere. Essi sono:

  1. L’ebbrezza. Le dipendenti hanno bisogno di vivere esperienze fuori dal comune, che le tengano lontane da una vita ordinaria e banale. Per loro la relazione deve procurare sensazioni vitali. Spesso scelgono proprio gli uomini che le faranno soffrire manifestando una inconscia fedeltà al dolore che ne deriva. Ritengono di poter salvare individui dalle vite contorte, spesso a loro volta dipendenti da alcol, da droga o bisognosi di aiuto economico.
  2. La dose. Si innesca il bisogno di dosi sempre maggiori di presenza dell’altro che comportano la richiesta assillante di rassicurazioni e conferme costanti. In assenza di questi segnali le dipendenti diventano controllanti, e oppressive finendo per stancare il partner che cercherà di sottrarsi al loro delirio amoroso...
  3. La circolarità costrittiva. Nonostante le dipendenti abbiano coscienza di sbagliare non riescono a inibire i comportamenti che allontanano il partner. Rimproveri, scenate, si susseguono e diminuiscono il loro senso di auto-efficacia rovinando la relazione che loro vorrebbero tenere in vita.
  4. Il craving, cioè una vera e propria crisi di astinenza. Quando il partner non dà segnali di reciprocità, le donne malate di love addiction entrano nel panico, sono attanagliate dalla paura dell’abbandono e sono disposte a tutto pur di attirare a sé il partner.
  5. L’impermeabilità Man mano che la relazione evolve la dipendente si crea una corazza e diventa insensibile a ogni altro interesse. Tutti i pensieri e le azioni ruotano attorno al partner, critiche e consigli vengono respinti e si crea una polarizzazione tra l’oggetto d’amore e tutti gli altri: con lui c’è l’estasi, senza di lui il baratro.

La sofferenza derivante dall’impossibilità di avere un controllo assoluto del partner e di ottenere un amore totalizzante porta la donna dipendente a vivere il rapporto con ambivalenza. .Essa avverte di non poter rimanere con il partner e al contempo di non poter farne a meno: né con te, né senza di te. Procedendo nella relazione la dipendente si ripiega su se stessa e si isola dal mondo esterno. Nei casi più gravi finisce per perdere il contatto con la realtà.

La dipendenza affettiva è difficile da curare, perché la donna non vuole separarsi dall’uomo, anche se viene umiliata e maltrattata. Può trarre vantaggio da una terapia di gruppo in cui è positivo sentire la storia di altre persone che hanno attraversato la stessa esperienza. O una terapia individuale che abbia come obiettivo il sostegno dell’autostima e la ripresa di una vita relazionale sana. Inoltre la donna dipendente deve gradualmente acquistare gli strumenti per diventare autocritica e potersi liberare da una modalità di pensiero (il monoideismo compulsivo), fonte, in parte, del suo mal d’amore cronico.

Per valutare se siete dipendenti o no potete verificare se qualcuna delle fasi elencate (o tutte)) vi appartiene in modo costante e senza possibilità di adottare altre modalità relazionali. Tenendo conto che il confine tra relazione morbosa e sana in amore è sempre labile e incerto.


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