LITURGIA DELL'IRA




Presentazione di Liturgia dell'ira

Un libro di Azalen Tomaselli
Con una prefazione di Andrea Perico e una postfazione di Jacqueline Morineau
FrancoAngeli edizioni 2019

Quali sono le cause dell’ira? Come affrontarla? Esiste un’ira giusta o l’ira è comunque da condannare e reprimere, da classificare come retaggio ingombrante di fasi ancestrali della nostra evoluzione?
A queste e ad altre domande cerca di dare una provvisoria risposta il saggio Liturgia dell’ira, con l’intento di mettere l’ira sotto una lente il più possibile aperta a una narrazione critica.

L’autrice si sforza, infatti, di declinare il fenomeno secondo alcune coordinate desunte da autori che dall’antichità ad oggi se ne sono occupati, in modo da offrire una lettura plurale di una passione che in modo vario e articolato attraversa tutti i soggetti viventi.
L’ira è – com’è risaputo - un fenomeno ubiquitario e, sia nella dimensione inconscia, sia nella sua espressione ‘agita’, condiziona tutte le relazioni umane.

Il volume si propone di guidare il lettore in un viaggio nei meandri della cosmologia dell’ira per restituirle un senso e per evitare di etichettarla come manifestazione morbosa da confinarsi entro i recinti della patologia o di considerarla fenomeno “altro”, alieno dal concetto di civiltà, non emendabile se non in termini punitivi.
All’alba del terzo millennio si rende quanto mai urgente – secondo l’autrice - un discorso critico su come porre rimedio a questa passione dilagante e su come contenere le pretese egoistiche che, sbarrando l’ascolto della sofferenza dell’altro, scatenano reazioni incontrollate. Con questa premessa, promuovere una liturgia dell’ira reintroduce l’ira in un processo di ritualizzazione, volto a restaurare l’ordine perduto.

I greci attraverso il teatro avevano escogitato una modalità per depurare la collettività dalle passioni e per riformulare in chiave dialettica la tensione tra gli opposti: vita e morte, libertà e necessità, tra dimensione religiosa e laica, tra società e individuo, in una parola tra kosmos e kaos. Essi avevano sentito la necessità di iscrivere la società in un universo valoriale, improntato alla necessità di trovare un equilibrio tra il bene dell’individuo e il bene della collettività.

Per le società postmoderne una liturgia dell’ira significa dunque ritornare alla saggezza degli antichi, riscoprire le radici di una civiltà del dialogo, basata sul valore fondativo della parola (logos).
In quest’ottica la mediazione e il perdono possono essere vie per ritornare al senso profondo della nostra umanità, sempre più dominata dal mercato e dall’individualismo.

Contro i rischi della radicalizzazione e della violenza, ormai diventate una diffusa risposta alle fratture che lacerano un mondo diventato globale ma non inclusivo e alla voglia di vendetta di coloro che si sentono esclusi dal benessere e dalla felicità vera o presunta di alcuni abitanti del pianeta, si profila, oggi, un bisogno di trovare una strada che colmi il divario insanabile tra le opposte ragioni.

Alla luce di alcuni fondamentali contributi teorici come la psicoanalisi, la teoria dell’attaccamento, il cognitivismo il saggio vuole fare proposte concrete di superamento di questa passione triste con  il dispositivo del perdono e il dispositivo della mediazione umanistica, visti come risorse per spezzare la catena dell’odio e la cattiva infinità delle liti. Vuole anche suggerire alcune strategie intese a scongiurare l’escalation violenta nel mezzo di un litigio e offrirsi come strumento di riflessione per psicologi, mediatori e insegnanti.

Nell’ultima parte dà anche un’esemplificazione di un percorso di mediazione, sulla traccia di alcuni casi, per permettere al lettore di sbirciare nella stanza della mediazione e farsi un’idea di una modalità non distruttiva per uscire da un impasse relazionale.

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